mercoledì 18 gennaio 2017

La Divina Commedia in 2 minuti - Inferno, Canto VII





A cura di Manlio Marano
Dante e Virgilio, sono entrati nel Quarto Cerchio. Qui incontrano un nuovo Guardiano infernale, Pluto. Questi è descritto come un lupo e grida ai due poeti incomprensibili parole di minaccia. Virgilio, però, gli ricorda della vittoria dell’arcangelo Michele contro Lucifero, così Pluto cade a terra, e lascia passare i due poeti. 
[cambio registro] Non è chiaro se questo Pluto sia il dio greco della ricchezza oppure Plutone, dio degli Inferi. L’ipotesi più verosimile, comunque, sembra essere la seconda. 
Nel Quarto Cerchio Dante vede una distesa di anime che spingono col petto degli enormi massi. Ogni volta che si scontrano, questi si scambiano epiteti ingiuriosi che fanno riferimento ai rispettivi peccati. Si tratta delle anime degli Avari e dei Prodighi, peccati attinenti ai due eccessi opposti cui gli esseri umani possono abbandonarsi relativamente ai beni materiali.
Tra questi Dante vede anche molte persone con la tonsura. Tutti sono chierici, e tra essi vi sono anche papi e cardinali. 
Allora Dante interroga Virgilio sulla Fortuna, che sembra decidere la sorte dei beni materiali. Così il poeta latino spiega che la Fortuna è stata in effetti creata da Dio proprio con quello scopo. Essa, in sostanza, decide come debbano muoversi le ricchezze nel mondo e quali genti debbano prosperare o decadere.
I due poeti proseguono poi il loro cammino e passano al cerchio successivo, il Quinto, dove si trova la palude dello Stige. Qui Dante vede le anime degli iracondi, che si percuotono con schiaffi e pugni, e che si mordono a vicenda. La superficie del lago, inoltre, ribolle a causa dei gorgoglii di altre anime che sono immerse al suo interno. Queste appartengono agli accidiosi, i quali ripetono continuamente una frase che descrive il loro peccato.
I due poeti costeggiano infine la palude percorrendo l'argine roccioso, e si trovano improvvisamente ai piedi di una torre.