sabato 24 febbraio 2024

La democrazia in Europa

Dalla testata "Il Roma" del 21 gennaio 2014

Ritorno a parlare d’Europa, anticipando il grande e intenso dibattito che accompagnerà le elezioni del prossimo maggio. Le elezioni europee sono storicamente contraddistinte da un forte astensionismo. In passato i cittadini dei vari Stati membri sentivano così lontana l’istituzione del Parlamento europeo (purtroppo l’unica istituzione europea per la quale c’è il suffragio universale dei cittadini) che non ritenevano utile o interessante andare a votare. Negli ultimi anni, però, il dibattito sull’Europa è stato così forte, e talvolta duro, che non è azzardato prevedere un sensibile aumento delle percentuali di affluenza. Ma, al di là di quello che succederà alle prossime elezioni europee, bisogna capire le ragioni di questa distanza tra i cittadini dell’Unione Europea e l’Unione stessa. Vi è senz’altro una difficoltà di capire il sistema comunitario, e spesso si crede che l’Europa sia lontana dalla vita quotidiana dei cittadini. Chi ha a cuore la democrazia Europa non può, però, non interrogarsi su quali potrebbero essere le misure in grado di garantire una maggiore mobilitazione dei cittadini. La prima azione da rendere visibile dovrebbe essere quella tesa a dare un ruolo più importante al Parlamento Europeo (unica istituzione veramente democratica nel panorama delle istituzioni dell’Unione Europea). Inoltre, si potrebbe collegare l’elezione del Presidente delle Commissione europea alle elezioni europee. Se, infatti, i vari partiti politici dichiarassero fin dall’inizio della campagna elettorale il loro candidato alla presidenza della Commissione, probabilmente i cittadini si vedrebbero più motivati rispetto al voto. Per dirla in termini più semplici, i cittadini europei, attraverso le elezioni al Parlamento Europeo, eleggerebbero contestualmente un vero e proprio presidente europeo. Con tali modalità si favorirebbe, inoltre, lo sviluppo di una politica veramente europea, e dunque, per forza di cose, transazionale. Questa è una delle proposte, e forse la più interessante tra quelle che sono stato avanzate nel corso dell’annoso dibattito intorno all’assenza di democraticità in senso alle istituzioni europee. Ma se questa assenza di democraticità del sistema è così palese e certa, e l’Europa non fa nulla o quasi per cambiare sé stessa, vuol dire che le scelte della tecnocrazia prevalgono su quelle della politica. E quando è la tecnocrazia a scegliere in luogo delle masse non è mai un bene, perché manca la legittimità democratica del mandato. I popoli europei, però, non sono così dormienti come si vuol credere, e dunque se la “mano grigia” che muove l’Europa non si decide a favorire riforme che garantiscano una maggiore democraticità del sistema, si ritroverà, con il tempo, davanti alle macerie di una unità sognata, alla quale, però, i popoli europei avranno miseramente voltato le spalle.

Manlio Marano





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